In fondo al mar...

In fondo al mar...

Spesso mi chiedono se sia faticoso ascoltare il dolore degli altri.

Come sia possibile entrare nelle sabbie mobili e non farsi risucchiare.

E' una reazione comune fuggire dal dolore.

Penso quante volte ho visto la scena...

"Hey ciao come va?- Uhm, sai non è un bel periodo.- Dai tieni duro, passerà!"

C'è anche di peggio, la variante "Nooo, ma tu sei una persona forte!" sottinteso: quindi non hai bisogno che io faccia qualcosa per te.

Tocchi proprio il fondo quando incontri un narcisista: "Ah non me lo dire, sapessi io quanti problemi ho!"

So che alcune persone arrivano da me semplicemente perchè non trovano nessuno che risponde semplicemente "mi dispiace, cosa ti succede?"

Non basta, certo, ma chi ben comincia...

Poi è sicuro che per andare in profondità serve il brevetto da sub e se non l'avete non vi consiglierei mai di calarvi negli abissi.

Posso però raccontarvi che quando mi calo con muta, maschera e boccaglio da psicoterapeuta vedo a volte paesaggi desolati, ma spesso trovo Atlandide!

Oggi per esempio è stato uno di quegli incontri meravigliosi.

Seduta dall'altra parte della scrivania, ha solo 15 anni, lunghi capelli rossi, molto bella e piange tanto.

Piange e mi chiede perchè succede proprio a lei di essere così sfortunata?

La sfortuna di capelli rossi è di sentire un'angoscia che non si sa spiegare.

Non provate ad immaginare traumi infantili, genitori assenti e incontri con l'Uomo Nero.

Già vi vedo con la lente e l'impermeabile da detective! Niente, non ce n'è!

E non pensate sia facile sentire un dolore che non ha nome! Tu non ti capisci, gli altri non ti capiscono, finisci per sembrare solo una bambina capricciosa. E allora decidi di stare zitta e mettere la maschera della felicità, finché scoppi.

 

Mentre Anna si raccontava (non si chiama Anna, ma ero bambina negli anni '80 e ovviamente guardavo i cartoni animati all'epoca) mi é balenata in mente l'immagine di un film, solo un flash!

Poteva essere una versione di Superman o qualcuno dei suoi colleghi, non so, ma ricordo bene la scena del supereroe in erba, piegato in due con la testa tra le mani, che viene investito dalle voci di tutto il mondo.

Non sa ancora gestire il superudito e ha la sensazione che la testa stia per scoppiare!

La giovane Anna come una novella ClarK Kent sente tutto a volume alto, non le voci, le emozioni! Ha un grande dono, la supersensibilità.

Ora lo vive come un gene anomalo e si sente fragile. Lo è!

Il senso del nostro viaggio insieme sarà far diventare quella fragilità il suo punto di forza.

Mi piace pensare al mio studio come una palestra per umani e fragili supereroi.

Per concludere, se penso alla parte faticosa del mio mestiere, non è farsi carico del dolore degli altri.

E' collocare il dolore nel quadro! Non scordare il dettaglio ma neanche perdere di vista il paesaggio d'insieme.

La parte più faticosa è la più bella, come in molti sentieri di montagna.

Vi lascio ad ammirare il quadro di Hieronymus Bosch che mi ha ispirato oggi.

Qualcuno mi ha detto che sono visiva, meno male non visionaria!


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